Camporeggiano 6-13 luglio 2020
Il nostro gruppo era formato da 11 volontari (6 uomini e 5 donne) di cui una alla sua prima esperienza con i Gelmini. Siamo andati dalle suore del Monastero di Betlemme e dell’Assunzione della Vergine Maria “Madonna del deserto” consorelle delle suore di Deir Rafat incontrate in Israele. Il monastero si trova sulle colline di Gubbio, piuttosto isolato, ma il panorama è stupendo. Abbiamo fatto molti lavori, ma il punto centrale è senza dubbio l’avere reso nuovamente agibile la loro chiesa. Le funzioni erano officiate in uno spazio grande e confortevole, ma alla nostra domanda sul perché volevano cambiarlo la risposta, a più voci, è stata la stessa: quella è una stanza, questa è nostra Chiesa. Per gli uomini ha voluto dire 5 giorni di lavoro mentre le donne erano impegnate in cucina e nel biscottificio che è la fonte di sostentamento del monastero. Le suore ci hanno accolti molto bene e si è sempre colpiti dalla vivacità di queste donne che per il mondo sono “fuori dal mondo”, ma l’impressione che se ne ricava è una grande libertà unita al desiderio di scoprire sempre più la loro vocazione nel servizio a Dio. Ci sono stati tre incontri con loro dove sia noi sia loro ci siamo raccontati il perché eravamo lì e loro come era nata la loro vocazione. In uno di questi incontri durante il quale erano presenti anche dei boscaioli della Brianza perché si festeggiava il compleanno di uno di loro la musica del nostro chitarrista ha coinvolto tutti comprese due suore che si sono messe a ballare con noi. Libertà appunto. Anche le tre donne che lavoravano nel biscottificio hanno creato un bel rapporto con una signora rumena che lavora lì tanto che si è arrabbiata con la suore perché non le era stato detto del momento di festa al quale aveva piacere di partecipare anche lei. Un giorno, dopo essersi un po’ scontrati e poi chiariti su una questione, ha portato a tutte le nostre donne una merenda con melanzane preparate da lei alla rumena Non tutti ci si conosceva tra di noi, ma non ci è voluto molto a costruire una compagnia che avesse chiaro il perché eravamo lì e cosa ci sosteneva. La nostra compagnia ha coinvolto immediatamente tutte le monache ed è diventata una compagnia unica ( questa è la chiesa). Come è accaduto in Terra Santa ci hanno detto che noi siamo diversi da tutti gli altri volontari, perché si vede dal nostro modo di lavorare e di stare insieme che c’è qualcosa d’Altro che ci lega. L’avere uno di noi che suonava la chitarra ha fatto si che ci hanno sempre chiesto di fare un nostro canto alla fine della loro messa. E lo ascoltavano veramente perché più di una volta ci hanno ridetto alcune delle parole della canzone che le aveva colpite. Sicuramente il momento più toccante è stata la domenica quando hanno fatto una messa solenne per noi per ringraziarci del lavoro fatto per rendere utilizzabile la Chiesa. Ci hanno ricordati uno ad uno nella preghiera dei fedeli e la messa è terminata con la benedizione solenne del frate, con un loro canto seguito da un nostro canto. Alla fine, si sono girate tutte verso di noi, e ci hanno fatto un grosso applauso che noi abbiamo ricambiato di cuore. Questa è stata un’operazione straordinaria rispetto al nostro solito andare a lavorare in Terrasanta, ma, viene da pensare, quando ti fai degli amici così ci si può dimenticare di loro?