IL gruppo era formato da 11 volontari due dei quali alla loro prima esperienza.
Riportiamo la testimonianza di Emilio
Carissimi,
a “bocce ferme”, cioè di nuovo a Milano, invio una relazione della magnifica esperienza vissuta, anche questa volta, in Terrasanta, di cui conservo un ricordo meraviglioso e pieno di episodi straordinari.
Siamo partiti in undici il 6 novembre: otto da Orio al Serio e tre da Bologna in un orario che ci ha fatto congiungere tutti insieme a Tel Aviv all’arrivo: prima esperienza interessante: “caccia al tesoro” nei vari piani del parcheggio Vineyard: immaginiamoci la gioia al ritrovamento del pullmino, dei soldi e dei telefonini !!!….
C’era pronto anche un taxi per gli eccedenti.
Destinazione: Nazareth dove incominciamo la nostra “avventura” religioso-lavorativa.
Siamo ospiti della foresteria dell’Ospedale “Holy family”. Ci incontriamo subito con la carissima Suor Maria Teresa, affettuosa, vivace, soprattutto estremamente efficiente e concreta: lei, non solo vede, ma prevede il bisogno…
Il cuoco chiede un aiuto regolare in cucina, forse per il supplemento di lavoro o per accontentare di più gli “italiani”. Sta di fatto che scegliamo “spontaneamente” Paola, la quale sa anche destreggiarsi con l’inglese. Il risultato è eccellente, perché Paola riesce a stabilire un rapporto non solo di collaborazione, ma di vera amicizia con tutta la squadra della cucina, che mostra una semplicità umana tenera e commovente: brava Paola, con la tua obbedienza hai dato una vera testimonianza della nostra esperienza!….
Alle 18.00 meraviglioso concerto d’organo nella Basilica dell’Annunciazione, così incontriamo Pietropaolo e Grazia: è un inizio proprio eccezionale, sia per l’amicizia, sia per le… orecchie.
Durante la prima giornata, gli uomini riordinano un magazzino dell’ospedale, mentre le donne incominciano la raccolta delle olive.
Alla cena della sera viene da noi il simpatico rettore dell’ospedale, polacco, che ci offre anche due bottiglie di buon vino, poi giungono tutte le suore di Maria Bambina, per conoscerci e presentarsi: buonissima idea sempre di suor Maria Teresa e suor Agnese.
Subito dopo, partecipiamo tutti alla suggestiva Processione in Basilica con il Santissimo che, tra le varie soste, ne fa una proprio davanti ad alcuni di noi: è meraviglioso vivere la nostra fede nel luogo dove tutto ha avuto inizio e dove anche ora la gente fa festa per l’incontro con Gesù e la Madonna.
Nel frattempo Faten, importante segretaria dell’amministrazione, ci mette a disposizione l’auto dell’ospedale per sabato pomeriggio e domenica, dato che il pullmino non può trasportarci tutti.
In questa serata tutti insieme, ci ritroviamo all’aperto, in un clima che sembra primaverile, a parlare, raccontare, ridere e, infine, pregare prima del sonno ristoratore.
Al pomeriggio, visita alle nostre amiche suore Clarisse, che ci accolgono con una gioia e un affetto indescrivibile. C’è sempre il bel carattere sorridente, “soprattutto ridente”, della Superiora che stempera ogni difficoltà, anche di comprensione della lingua.
Da qui ci rechiamo a Cana per incontrare il nostro carissimo padre Jerome: è molto dimagrito, perché ha avuto problemi di pressione ed un ricovero di tre mesi in ospedale. Ora sta bene ed è contentissimo di vederci, anche perché sa di essere fra amici veri, almeno per questo breve momento che, però, tiriamo in lungo per la gioia di essere insieme.
Per la prima volta tutti noi visitiamo Magdala, curata dai Legionari di Cristo, con la Chiesa di San Pietro, moderna, molto bella e significativa, con l’altare a forma di barca che sembra immersa nell’acqua in parte vera, in parte simbolica, perché costituita da un marmo verde scuro, lucido, molto simile all’acqua.
Che bella la recita del Rosario nel viaggio di ritorno!!!… e tutte le preghiere dette insieme nei vari Santuari visitati….
Questa sera siamo invitati a cena dal nostro caro Habib. Ci viene a prendere e fa strada lui stesso. Trattandosi di Habib, si può poi immaginare come la serata sia ricca di cibi, ma anche di belle notizie relative ai due gemelli più grandicelli e all’ultimo nato che ha vinto il primo premio in una gara di matematica estesa a tutto Israele per la terza elementare: complimenti al piccolo genio!
Quasi al termine, si è, poi, aggiunta la famiglia del cognato con i suoi due figli. La figlia, adolescente chiede a bruciapelo ad Angelo: “Perché voi venite qui in Israele?” E’ interessante notare che non ha detto: “Che cosa fate qui?”, ma: “Perché?” Naturalmente la risposta apre…. un mondo e… il senso della nostra presenza.
Noi uomini partiamo per Haifa dove, con un po’ di fatica, per l’incertezza dell’indirizzo, raggiungiamo la scuola e ci mettiamo subito all’opera di smontaggio della bella mostra. Poi inscatoliamo per bene tutti i pannelli e ritorniamo rapidamente a Nazareth.
Siamo emozionati all’idea di andare, dopo una settimana, alla nostra cara Gerusalemme.
Giovedì siamo emozionatissimi: alle 5.00 abbiamo la S. Messa prenotata nella Tomba del Santo Sepolcro con la celebrazione del grande amico don Gianfranco. Angela e Silvia raggiungono uno stato di commozione grandissima che contagia tutti noi e ci rende felici dell’esperienza.
Padre Stephane, raggiunto alle 9.30, dopo i festeggiamenti per esserci ritrovati, ci assegna i compiti: la maggioranza nella Valle del Cedron a raccogliere le olive con padre Iozo, bosniaco.
Mario in falegnameria per un lavoro di scaffalature, Graziella ha un lavoro di sartoria e la cucina.
Questa sera, dopo cena, siamo d’accordo che Mario e Claudia ci raccontino del loro sì all’Africa per due anni: dal loro racconto si intuisce il cosiddetto “mal d’Africa” anche se, per motivi di famiglia, sono dovuti rientrare in Italia. Mario è orgoglioso di avere insegnato molto della sua competenza in falegnameria ai ragazzi del posto che hanno incominciato a rendersi economicamente indipendenti.
15 novembre: continuazione intensiva del lavoro delle olive; sono due i frati presenti oggi: Jozo e Ivan, provengono dalla stessa nazione e perfino dallo stesso paese.
Lavorano con noi come matti: mangiamo nel loro refettorio con Angela e Paola che, a una cert’ora, si sono distaccate ed hanno preparato anche per gli altri frati a mezzogiorno; sono proprio una bella presenza.
Cena con Ettore e Daniela, che, dopo cena ci illustra la Basilica della Natività. La sua conversazione è stata bellissima, anche se molti di noi, stanchissimi, ne hanno sentita solo una parte….,
Domenica: grande viaggio con Ettore.
Prima sosta alla tomba del profeta Samuele che è racchiusa in una fortezza in cima a un monte, detto della Gioia, perché da qui i pellegrini, che provenivano da tutto il mondo, vedevano in lontananza Gerusalemme e, quindi, il loro cammino, dopo tanta fatica e pericoli, aveva raggiunto lo scopo.
Attraversando un deserto, spigoloso, molto diverso da quello di Giuda, giungiamo alla città nabatea di Mam Shit; nel 2° secolo dopo Cristo, diventata cristiana, ci ha lasciato due belle chiese; è comunque una città quella che percorriamo, anche se solo tracciata da perimetri di muri.
Ad un tratto, si apre la visione di un bellissimo Canyon: è uno spettacolo.
Nel tragitto di ritorno fiancheggiando il Mar Morto ci fermiamo all’ingresso di una grotta: tutta la roccia qui è di sale, smossa e trasformata da terremoti ed eventi atmosferici: ci addentriamo fino a raggiungere i cunicoli bui, poi rapido ritorno indietro a riconquistare la luce del sole.
Statua della moglie di Lot, monte Sodoma, salita a Mit Peshalem da dove si vede una bellissima forra. Di paesaggio in paesaggio, costeggiando il Mar Morto, ormai al buio, giungiamo a Gerico, al Mosaic Centre dove il titolare ed i suoi amici ci attendono per la cena e per illustrarci e mostrarci il lavoro che fanno.
Altra esperienza di persone che, attraverso l’amicizia, hanno incontrato prospettive di vita finalmente piena di speranza (qui l’Avsi si è fatta concreta e visibile
Il lunedì è tutto occupato dalla pulizia intensiva e accurata del nostro piano, mentre le donne sono invitate a trasferire tutte le masserizie e i generi alimentari al 2° piano per i preparativi del pranzo con padre Stephane. Il piano rialzato deve essere liberato e pulito per la grande festa di questa sera in occasione dell’anniversario di Santa Elisabetta d’Ungheria, patrona dell’ordine delle suore che si occupano della conduzione dello stabile “Maria Bambina”.
Cena molto bella, con incontro di tante persone, tra cui il Custode di Terrasanta, padre Patton, che accetta di venire a cena da noi domani sera.
Terminata la festa, aiutate le Suore a smontare tutto, ripulita la cucina, alle 22.00 ci ritroviamo per una riflessione sulla nostra esperienza in questo turno.
Tutti indistintamente dichiarano di essere cresciuti, di avere fatto incontri numerosi, inaspettati, di avere vissuto un clima laborioso e di fede, di avere vissuto un’amicizia affettuosa con le persone del gruppo, di avere fatto dei passi sostanziali in avanti, ma una testimonianza più volte richiamata è quella di Suor Maria Teresa, “roccia” di certezza, di forza e di fede.
La nostra Angela, neofita, ha portato via una “botta forte” dal Santo Sepolcro: le è passata la costante paura che l’accompagna in ogni momento.
Martedì: passiamo la giornata dalle Clarisse.Siamo in sette, perché Silvano e Paola devono fare un servizio da padre Alliata, Mario e Davide continuano il lavoro di falegnameria.
La Suora giardiniera ed Enrico ci indicano, come primo lavoro, la pulizia del muro sul lato del Cimitero da tutte le piantine di pepe che si sono infiltrate e che sgranano il muro stesso. Inoltre bisogna ripulirne la base che è sede di detriti e cespugli secchi.
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Le suore ci chiamano a raccolta per un saluto affettuoso e per prometterci preghiere per tutti i nostri bisogni. Inoltre ci affidano una cetra delle suore di Nazareth da portare in Italia per la riparazione.
Il ritorno a piedi è trionfale, anche perché ci aspetta una serata con il Custode.
Invece di una persona sola, ne vengono due, perché Padre Patton è accompagnato dal suo Vice, padre Dubrovskij. Trascorrono con noi una serata assai amichevole e serena, con domande e risposte sulla vita religiosa del paese, sulla vita delle famiglie, sull’educazione e sulle vocazioni. Padre Patton, lasciandoci, ci dichiara amicizia e riconoscenza che noi ricambiamo con grande gioia e cordialità.
Mercoledì, ultimo giorno: io, alle 5.00, invitato da Fra’ Sinisha, entro nel Santo Sepolcro per partecipare alla S. Messa: che miracolo e che grazia! Ne approfitto per pregare e ringraziare per tutti noi.
In viaggio, anche chi è stanco, non può fare a meno di pensare alla meraviglia di un’esperienza religiosa e umana assolutamente eccezionale, di cui non possiamo che essere grati a Gesù e alla Madonna che continuano ad essere gli artefici di questo miracolo che è la nostra Compagnia.
Emilio