Il gruppo era composto da 10 volontari di cui 1 al suo primo viaggio.

Si è trattato di un turno ricco di incontri, che a ciascuno di noi ha fatto scoprire la profondità della fede dei nostri ospiti, permettendoci di riappropriarci delle ragioni che ci portano qui, in questa terra Santa: l’amore a Gesù e alla Sua Chiesa e il desiderio di appartenerGli sempre di più. Ettore ci ha portati a Rama, dove c’è la tomba del profeta Samuele: anche noi vogliamo ripeterGli il nostro “Eccomi”.
Giovedì. In Custodia con padre Stephane, gli uomini a smontare la mostra e le donne a pulire candelabri. Padre Stephane come sempre si intrattiene familiarmente e affettuosamente con noi.
Alla sera ora di adorazione con le suore nella cappella di Maria Bambina
Lavori a Mamilla. Ripulitura muri e infissi, camere e bagni della Guest House, quasi pronta. Occasione di incontro con Rozan.
Sera cena e Sdc con padre Gianfranco e Massimo.
E’ venuta fuori una domanda: Come ha fatto Maddalena a sapere che Gesù poteva perdonarla?
È stata calamitata. È andata alla cena da folle senza pensare alle conseguenze; toccando Gesù da peccatrice l’avrebbe reso impuro e lei stessa poteva essere lapidata. Ancora più da folle da sola al sepolcro con gli unguenti. Ha seguito il suo cuore tutto appassionato e preso da Gesù che la chiama per nome e lei, sentendosi amata, Lo riconosce.

Sabato s. Messa nel S. Sepolcro con padre Gianfranco.
Che Grazia immeritata stare dentro il S. Sepolcro a celebrare la S. Messa…
Colazione e giro per Gerusalemme.
Nel pomeriggio pellegrinaggio in bus a Cafarnao con i francescani. A piedi da Tabgha. Cena e luna piena sul lago di Tiberiade. Splendido.

Domenica mattina, alcuni alla spianata delle moschee, altri allo Yad Vashem.
Pomeriggio Betlemme. Riusciamo a entrare nella Santa Grotta e anche a sostare un po’ in preghiera.
Lunedì ancora lavori a Mamilla.
Cena con fra Stephane e fra Rodrigo. C’è anche Ettore.
Fra Rodrigo: Quando viveva in Brasile ha partecipato al lavoro di ong e ci ha parlato della grande povertà materiale e spirituale del suo popolo. Lo guarda però con speranza, perché la fede in Brasile ha più possibilità che in Europa, perché la gente non ha ideologie preconfezionate. Pensa che la bellezza dell’arte e del teatro siano un valido strumento di pastorale. (Traspare da quello che racconta un grande amore per la sua terra).
Fra Stephane: In Siria sono rimasti solo i più poveri perché tutti quelli che potevano se ne sono andati, e saranno i poveri a far rinascere la Chiesa, come in Francia, ai tempi della Rivoluzione francese, sono stati i poveri a creare opere di carità per soccorrere i poveri e a far rinascere la Chiesa. – (Pieno di realismo e di speranza cristiana il suo sguardo)

Gli uomini ad Haifa per montare la mostra. Noi donne ad aiutare Daniela nel trasloco.
Cena con Padre Alliata, Daniela e Ettore. Grande familiarità. “Non ci sono prove archeologiche certe dell’esistenza di Gesù. I Vangeli non sono una prova archeologica.”. Eppure lui Gli ha dato la vita…

Mercoledì raccolta delle olive dalle comboniane a Betania.
Sr Tiziana ha parlato del loro carisma. Una delle loro principali caratteristiche è il lavoro di promozione della donna. Stare dalla parte dell’umano del popolo.
Il muro divide la loro proprietà e le mette in continuo pericolo per lancio di pietre, molotov e lacrimogeni. Incendio la settimana scorsa.
Ci ha portati lì Rozan, che ci ha fatto fare un lunghissimo slalom fra le strade, per aggirare quelle chiuse per la festa di Sukkot (capanne).

Giovedì al mattino Messa nella chiesa di Maria Bambina con padre Marcelo e saluto veloce.
Poi al Santuario di Deir Rafat dalle suore di Bethlehem. In preparazione della festa della Madonna Regina della Palestina.
Sgombero e trasporto mattoni, ferraglia e legname, pulizia cortili e aiuole, verniciatura panchine ecc.
Mentre lavoriamo, osserviamo con stupore il continuo via-vai di gruppi di ebrei, mussulmani e cristiani, che frequentano con tranquilla semplicità questo luogo.
A pranzo le monache raccontano del loro ordine, nato a Roma da un’ispirazione durante la proclamazione del dogma dell’Assunta.
“Il silenzio si impara un minuto alla volta. Gesù ha bisogno del mio mezzo secondo di silenzio per salvare il mondo”. Sono donne bellissime, dai loro volti traspare tutta la gioia di Cristo. Sr Caritas e Sr Karine lavorano con noi.
Di ritorno a Gerusalemme, Adorazione a Maria Bambina con le suore e notte al S. Sepolcro per sei di noi. Esperienza indimenticabile di silenzio e raccoglimento come di giorno è impossibile fare.

Venerdì Ettore ci ha portati a Rama (oggi Ramot) tomba del profeta Samuele. Donne ebree e uomini ebrei separati su lati diversi della tomba, in preghiera.
Bellissimo panorama a 360 gradi.
Poi nel deserto del Negev a Mamshit città Nabatea, forse la meglio conservata in Israele. Via dell’incenso e delle spezie. Popolo di Carovanieri. La città è morta dopo il 700 dc. Per opera dei mussulmani.
C’era un bel mercato e attività per i bambini, preparate per la festa di Sukkot.
Sulla strada del ritorno fermata a Helipad per panorama e a Prudot per vedere il tramonto. Ultima fermata a mount Sodoma, a sud del mar Morto, catena di monti di sale e statua moglie di Lot.
Sabato ancora a Deir Rafat per continuare i lavori. Per la festa di domenica sarà tutto in ordine. Peccato non vederla, la godranno quelli del prossimo turno. Siamo rimasti con le suore per i vespri. Erano in ebraico ……
Domenica preparazione cena con padre Pizzaballa e il segretario Firas
Padre Pizzaballa ci dice che il mondo non ci capisce più quando parliamo della nostra morale, che ha la sua radice in Gesù, perciò bisogna ricominciare ad annunciare Gesù Cristo, con un linguaggio e un modo comprensibile anche da chi non ha una cultura europea, fondata su filosofie e storie estranee a questa cultura. Platone, Agostino, ecc.
Sarebbe necessario cambiare l’insegnamento nei seminari adattandolo alle diverse culture e linguaggi, toccando la liturgia ecc,
Quello che conta è parlare di quello che è accaduto a Gerusalemme, Gesù nato, morto e risorto. L’aveva ben capito il vostro don Giussani. Bisogna ripartire dall’avvenimento cristiano.
Non è sufficiente la testimonianza personale, pur necessaria; serve la fede della comunità cristiana. Giussani ha cominciato e intorno si è creata la comunità, altrimenti sarebbe finita lì. Paolo VI diceva che il futuro della Chiesa saranno comunità che suscitano delle domande irresistibili “come mai sono felici, da dove gli viene la felicità?”. (Evangelii Nuntiandi)
A proposito del problema della testimonianza riflettevamo su due cose. Uno, quando noi diciamo testimonianza, (ci è venuta in mente l’ultima strage di cristiani nello Sri Lanka) per noi è diventato sinonimo di dare il buon esempio, essere buono, cose così. Ma per i primi cristiani dare testimonianza significava andare al Colosseo non per fare la via crucis, ma perché andavano alle bestie: dire di sì a Cristo, dare testimonianza a Cristo, significava pagare un prezzo alto e arrivare fin lì.
Adesso siamo tornati ad un altro periodo, dove in ogni contesto culturale del mondo dare testimonianza cristiana torna ad avere un prezzo alto, In Sri Lanka ecc. dire di sì a Cristo vuol dire dare la vita, in altri il cristianesimo va bene, basta che resti una cosa tua, non mi disturbare, o resti una faccenda privata….In ogni caso, dare la testimonianza oggi richiede sempre un cammino. I tempi moderni hanno restituito il significato antico della parola testimonianza.
L’altra considerazione che facevamo è che la testimonianza funziona molto bene a livello personale: dovunque oggi incontri persone straordinarie che ti cambiano la vita. Molti di noi hanno incontrato Giussani e ci ha cambiato la vita.
La testimonianza personale ha funzionato e funzionerà sempre, ma determinante è la comunità cristiana. Invece la testimonianza comunitaria è più problematica. E’ facile sentir dire: ho incontrato una persona e ho capito che Gesù è veramente risorto perché in quella persona ho visto Cristo. E’ più difficile sentir dire: ho incontrato una comunità cristiana e ho capito che Gesù è risorto. E la testimonianza per eccellenza del cristianesimo passa dalle comunità. Decidersi per Cristo significa riconoscersi Chiesa. Anche Giussani ha cominciato e poi intorno a lui è nata la comunità, altrimenti sarebbe finita lì. La comunità cristiana è il luogo dove la testimonianza è più chiara, dove il Cristo risorto si esprime. Questo, oggi, è la crisi della Chiesa.
Passa tutto il mondo da Gerusalemme e si incontrano belle comunità. Povere, ma belle perché forti, unite, con tanti problemi, perché non sono comunità perfette, anche che litigano, ma dove sentono che c’è la vita, c’è qualcosa che unisce e che appassiona.
In Israele ci sono molti ebrei messianici, ebrei che credono che Gesù è il Messia, in piccole comunità un po’ spontanee; sono appassionati. Sono totalmente presi dalla figura di Gesù, che è veramente l’inizio e la fine della loro vita. Per noi invece è un abito che ci hanno messo addosso. Ce lo teniamo perché ce lo hanno messo addosso, ma non sempre diventa una presa di coscienza e quello per cui si vive.
Lunedì olive dalle Clarisse.
Abbiamo rivisto amiche che ci accolgono con grandissimo affetto, Madre Maria Chiara, sr Cristiana, sr Assunta, sr. Marie Francoise.
Cena con padre Matteo Munari e padre Alessandro (che insegnano rispettivamente il vangelo di Matteo e il Vangelo di Giovanni nel seminario francescano). C’è anche Ettore. Padre Matteo ha chiesto alle monache di Orvieto di pregare per la conversione dei mussulmani. Miracolo di due conversioni inspiegabili che ci ha raccontato.
Padre Alessandro ha parlato della sua vita da “borgataro” (bocciato due volte, spinelli,ecc.) a 18 anni per una confessione e una Comunione è stato affascinato da Cristo e ha scoperto che seguirlo era più gustoso di tutte le cose che aveva fatto prima: Sfidava anche tutti quelli che pensano di aver a disposizione tutto ad essere felici. Non lo sono, mentre io sono ancora oggi affascinato da Cristo e sono felice.
Martedì ancora dalle Clarisse per raccolta delle olive.
Con noi c’è anche un’ebrea di nome Tsafi che lavora un po’ qui e un po’ all’Ufficio Tecnico.
Cena con Daniela, Ettore e Rita, la ragazza che condivide la camera con tre di noi e che è a Gerusalemme per l’Erasmus.

Mercoledì mattina ultima S. Messa al Calvario prima della partenza.

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