Vorrei ringraziare Paolo, Manlio, Alberto, Lauro, Maurizio e Grazia per la bella settimana trascorsa insieme presso il Monastero delle Monache Carmelitane a Ravenna. Non avevo mai partecipato ad un turno dell’Associazione Gelmini (se non di riflesso per i racconti di mio marito) e mi ha colpito la dedizione instancabile con la quale vi ho visti lavorare.
Solo per amore ci si può spendere così! Amore per un luogo da Paolo e da me molto amato da tempo, ma a voi sconosciuto. La cura e l’attenzione con cui vi siete mossi hanno reso evidente che in quel luogo santo avete riconosciuto i segni della Presenza sulle cui tracce camminiamo, i tratti del Volto cui il nostro cuore anela, instancabilmente. E per questo mi siete stati amici e testimoni, così che i miei poveri passi possono essere meno incerti. Grazie e spero che ci sia occasione di rivederci
Maria Costanza Arlotti

Mia moglie ed io frequentiamo da anni, quotidianamente, il Monastero delle Monache Carmelitane della nostra città. Posto nel centro di Ravenna, incontrammo la Priora in un momento particolarmente difficile per la nostra famiglia e iniziammo a partecipare ogni giorno alla Messa per essere sostenuti nell’asprezza delle circostanze che in quel momento ci erano date. Tra le mura e le grate, abbiamo fatto esperienza di quello che da sempre nel Movimento ci è stato indicato come essenziale per la conversione e la sequela di Gesù: innamorarsi di Lui per trovare in Lui il respiro e la speranza che in quel momento si erano fatti troppo corti. Ogni spazio e ogni parola, il tempo scandito dalla Liturgia delle Ore cantata nel dolcissimo gregoriano, le voci e gli sguardi pieni di gioia delle monache, l’essenzialità delle loro vite, ci hanno testimoniato che Dio basta per vivere, anche quando i fatti che accadono sembrano schiacciare la vita, anzi soprattutto nei momenti di difficoltà che possono diventare un’occasione di grazia.
Nel tempo i rapporti con le monache sono diventati un vero cammino di grazia vissuti nella comunione fraterna tanto che diventò stringente il rapporto con la Terra Santa. Che sfociò in un pellegrinaggo e un incontro qui a Ravenna con Suor Lucia per una cena in favore del Baby Caritas.
Fin dalle prime parole che scambiammo, parlai loro dell’Associazione Gelmini e dei turni di lavoro in Terra Santa, anche perché proprio in quei giorni stavo per partire per Gerusalemme. La Priora, all’epoca Madre Anastasia, disse subito “Anche noi qui avremmo tanto bisogno!”.
Non era solo una richiesta d’aiuto, ma una manifestazione di stima e, prima ancora, di comunione, tra di noi e con la Chiesa tutta.
Ora, dopo sette anni, per quegli strani disegni che la Provvidenza colora nella vita di tutti noi, è accaduto!
Quando dissi alla attuale Priora, Madre Elisabetta, che quest’anno l’Associazione aveva in programma turni presso Monasteri in Italia, abbiamo sorriso ricordando quelle prime parole!
Con grande gioia si è progettato e predisposto quanto necessario e con gratitudine ho visto persone, alcune conosciuta altre no, aderire alla proposta.
Da anni svolgo alcuni lavori che si rendono necessari di volta in volta nel Monastero, ma poter condividere questa mia opera con gli amici dell’Associazione mi ha dato un più grande respiro, di unità e di comunione. Oltre al fatto che, con le le formidabili energie e competenze degli amici che sono venuti a Ravenna, è stato possibile fare davvero molto. Cosi in questi giorni ho terminato la verniciatura della stanza della foresteria (dove era alloggiato Manlio) che non era stato possibile finire.
Ai partecipanti al gruppo, si sono aggiunti e ci hanno dedicato un po’ del loro tempo e delle loro capacità di lavoro Paolo Vicentini e Michele Cirillo soci dell’Associazione di Ravenna, oltre a mia moglie che non ha mai direttamente partecipato all’Associazione, ma che in questa occasione ha gestito insieme alle monache la cucina. Siamo stati accolti nella foresteria del Monastero. Avevamo predisposto per noi un refettorio. La nostra giornata iniziava alle 6,30/7, partecipavamo alle lodi e alla S. Messa nella cappella del Monastero e la sera cantavamo i Vespri con le monache alle 18.
Certo Ravenna non è Gerusalemme, tanto più che ci siamo dovuti accontentare di vedere le nostre belle basiliche solo dall’esterno, perché quando terminavamo i Vespri erano chiuse e comunque, in tempi di Covid, occorrono prenotazioni e file incompatibili con i tanti lavori che avevamo in programma.
S. Vitale, S. Apollinare, il mausoleo di Galla Placidia, la tomba di Dante …. molto bene illuminati la sera da fuori, ma i mosaici sono dentro!Ci siamo accontentati di vedere i pesci che nuotano nella cripta della basilica di S. Francesco.Abbiamo trascorso questa settimana in monastero, per l’accadere di una presenza incontrata che ci ha fatto mettere insieme, perché ci interessa Gerusalemme, ma la Gerusalemme è anche qui, è dentro la nostra vita.
Grazie a tutti per la testimonianza che siete stati per me, per la bellezza, la semplicità e la letizia di questa strana compagnia che abbiamo condiviso e sperimentato in comunione con le nostre sorelle monache carmelitane. Qui abbiamo compreso come Dio possa essere e diventare il centro di tutta la vita.
Pietro Paolo Arlotti

Le giornate sono state scandite dalla partecipazione ad alcuni momenti della vita del convento, in particolare le lodi alle 6,30, la messa alle 7,00 ed il vespro alle 18. Dopo la messa ci si ritrovava a fare colazione assieme, con lettura di un brano o ascolto del “messaggio” giornaliero di don Ambrogio, poi ciascuno partiva per il lavoro assegnato; verso le 12,30 ci si ritrovava per l’Angelus ed il pranzo; alle ore 14 si riprendeva il lavoro, che terminava in tempo per partecipare al vespro, dopo il quale ci si ritrovava per la cena.
Non ci si conosceva tutti; eppure, fin da subito c’è stata una disponibilità semplice e cordiale, che ha reso proficuo e significativo il tempo trascorso assieme. Tutti sono rimasti colpiti dalla vita delle suore. La recita cantata dell’antifonario monastico è “bella” dal punto di vista estetico ma soprattutto utile alla riflessione personale. Inoltre, l’incidenza della preghiera, che scandisce totalmente la loro vita, è emersa con chiarezza nell’incontro che abbiamo avuto con loro giovedì sera: hanno raccontato con libertà di loro stesse, delle prove cui sono state sottoposte (compresa quella del coronavirus, da cui nella scorsa primavera sono state seriamente “toccate”), della certezza nella presenza del Signore (che le fa guardare con fiducia al futuro) e del loro apprezzamento per il nostro lavoro.
Questa riconoscenza è emersa anche nella loro partecipazione alla preparazione dei pasti (ai quali hanno provveduto in maniera eccellente Grazia e Costanza) e nel libro fotografico che l’ultimo giorno hanno voluto regalare a ciascuno di noi, con tanto di dedica personale.
La sintesi della settimana passata assieme potrebbe essere rappresentata dal brano letto da Costanza il primo giorno, tratto dall’ultimo libro del Card. Sarah: “nei monasteri troviamo una concreta realizzazione di ciò che tutta la Chiesa dovrebbe essere … Il rinnovamento verrà dai monasteri … Nei monasteri si potrà sperimentare il primato dato alla contemplazione di Dio. In contrasto con un mondo di squallore e tristezza, questi luoghi sacri sono delle vere e proprie oasi di bellezza, di semplicità di umiltà e di gioia … La contemplazione è il cuore del cristianesimo. Nei monasteri essa è attestata per l’eternità e non sarà abolita. Dobbiamo proteggere questi luoghi preziosi della contemplazione. Sono il presente e l’avvenire della Chiesa. Dio vi abita: riempie il cuore dei monaci e delle monache con la sua presenza silenziosa, e tutta la loro esistenza è liturgica … Nei monasteri facciamo anche l’esperienza della Chiesa primitiva, nella quale i credenti mettevano tutto in comune … La vita dei monasteri ci permette di fare l’esperienza dell’unità ritrovata. Sul loro esempio le nostre comunità cristiane dovrebbero diventare i luoghi in cui è possibile comprendere il primato di Dio, attraverso la bellezza della liturgia, del silenzio, della carità e della condivisione dei beni”.
Manlio Marsili

La settimana di occasione di lavoro presso il Monastero della Carmelitane e’ stato insolito perche’ la sera tornavo a casa e vedevo in parallelo la mia famiglia e le preoccupazioni …ma nello stesso tempo e’ stato come vivere a Gerusalemme. Perche’ ? Semplicemente per la certezza di essere immersa nell’opera di un Altro dando il meglio di se’, facendo fuori ogni misura sull’esito e/o sull’aspettativa di altri. Questo e’ amore una modalita’ che mi porto nel cuore, e’ liberta’ che desidero anche nella mia vita di tutti i giorni.
Grazia Chichi

Un buongiorno a tutti, belli i momenti passati insieme, lavoro, preghiera, convivialità, ricordando il nome di cristiani che portiamo. Paolo Mengardo.

DAL CARMELO DI RAVENNA
Gentilissimo signor Gabriele,
le scrivo, a nome di tutta la nostra Comunità Monastica del Carmelo di
Ravenna,
per esprimere tutta la nostra gioia e gratitudine per aver potuto vivere
la meravigliosa esperienza di ospitare nel nostro monastero un gruppo
dei vostri volontari dell’Associazione Gelmini.
dal 5 al 10 ottobre 2020 la nostra clausura monastica è diventata casa
anche per i 6 fratelli e le 2 sorelle,
che hanno dato il meglio di sé, nei tanti lavori necessari nel nostro orto,
nei chiostri, nella foresteria.
L’ingrediente che tutti ci ha uniti è stata la preghiera, insieme a una
vera
gioia del cuore, che ha contagiato tutte noi sorelle e anche loro.
Possiamo davvero solo essere grate di un dono così bello!
Rimaniamo aperte, disponibili e, dobbiamo confessarlo!, desiderose
di accogliere ancora, in futuro i vostri volontari,
per continuare a rendere più bella questa Casa di preghiera,
che è il nostro Monastero.
A tutti voi giunga il nostro affettuoso saluto e la nostra preghiera,
come un vero abbraccio!
M. Elisabetta e tutte le sorelle

Carmelitane Ravenna

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