l primo gruppo è composto da 8 soci dei quali 3 alla loro prima esperienza.

Si ricomincia. Questo è il primo turno del 2019 e non nascondo che vivo la stessa tensione come se fosse la prima volta, sia perché su un gruppo di 8 che siamo ci sono 3 che vengono con noi per la prima volta, sia perché ultimamente stiamo vivendo alcuni mutamenti che non ti fanno dare per scontato nulla. Possiamo dire che questa prima parte del viaggio è stato caratterizzato dall’imprevisto. Avevamo deciso di provare il treno per il trasferimento dall’aeroporto a Gerusalemme ma, Ettore ci è venuto a prendere al Ben Gurion. In 3 abbiamo fatto questa esperienza del treno (senza bagagli, caricati sul pulmino) e devo riconoscere che è fattibilissimo. Forse sul tram con le valigie sarà un po’ più ingombrante ma ugualmente valida.
L’accoglienza a Maria Bambina e dei Frati, man mano che si incontravano, era quella che solitamente si può fare a un familiare che torna dopo un viaggio e che ti fa dire: si, siamo tornati a casa, e questa è stata la stessa impressione che hanno notato anche i nostri nuovi amici Daniela (moglie di Marco di Trento), Iris di Riccione e Rolando di Ancona. Il clima tra noi è molto buono e da subito si sono instaurati ottimi rapporti di familiarità. Come sempre i programmi della sera non coincidono con quelli della mattina; allora la necessità di flessibilità e agilità nel cambio di programma e riadattarsi alle sempre nuove esigenze, richiedono anche a noi di prestare molta attenzione ad ogni cosa e questo si ripropone anche nei rapporti tra noi, per le nostre differenze e particolarità. Il punto di unità in tutto questo è la tensione all’ Unico scopo del nostro essere quì e che si registra anche nel senso dei tantissimi pellegrini che qui convergono da tutte le parti del mondo per ricercare le tracce del passaggio di Gesù. Tutto è differente da come ciascuno di noi lo vorrebbe, ma è proprio questo il senso del Mistero. Tutti qui radunati, poi chi opera in ciascuno è Lui, Gesù Cristo, Dio fatto uomo, il Mistero. Questo è ciò che chi ha aiutato a capire don Bonaventura, anche lui incontrato per caso al S. Sepolcro. Di lavori ne stiamo facendo diversi: montaggio della mostra di Giotto (Assisi) in curia a S. Salvatore, pulizie di candelabri e un paliotto per la celebrazione di ordinazione di 10 diaconi (domenica con SE Mons. Pizzaballa), imbiancatura delle scale e stanze a Maria Bambina, pulizie ai Beni Culturali ecc. A Betlemme ci ha fatto da guida Francis, il responsabile della scuola TS College conosciuto per il progetto Special Italy. Poi a Gerico abbiamo ritrovato fra Andrius (x 16 anni è stato al S. Sepolcro) che tutti noi abbiamo conosciuto e ci ha detto di tornare a trovarlo. Lo consigliamo a tutti i turni che possono. La settimana si è conclusa con una cena col Padre Custode e fra David intrattenutisi con noi per 2 ore e mezza discorrendo di tante cose e mangiando tagliatelle piada e prosciutto. Nella chiacchierata tra noi si è respirato l’aria della Presenza di Lui tra noi, il riconoscerLo nella misteriosita delle nostre facce è il grande dono che ci viene fatto ogni giorno. Unica “lacuna” la cuoca Ione: ci sta coccolando facendoci leccornie che mettono a rischio la nostra dieta.

Se la prima parte del viaggio è stata caratterizzata dalla parola
imprevisto, la seconda parte possiamo evidenziarla con le parole
incontro, stupore, desiderio.
Una ricchezza infinita che ha riempito ogni giornata ed ogni rapporto
sia tra noi sia con le persone incontrate e le cose fatte.
Per questo non mi dilungo io a scrivere ma allego quanto i tre nuovi
“Gelmini” che erano con noi hanno voluto proporci con le loro impressioni
al termine del viaggio. Una condivisione di vita che ha permesso a tutti
di riconoscere il volto di Cristo morto e risorto nei nostri volti ed in
quelli che abbiamo incontrato, accolto o anche solo sfiorato.
Grazie alla attenzione e alla libertà con tutti sono stati davanti ad
ogni giornata, senza riserve, con totale disponibilità. Con questa
disponibilità il Signore opera cambiandoci il cuore rendendo possibile
il fare quella esperienza dell’amore di Cristo che cambiando noi cambia
il mondo.

Daniela
Due righe con le mie impressioni “a caldo”.
Qui tutto ciò che sembra normale è straordinario. La bellezza si respira a ogni passo, a ogni saluto, a ogni sorriso. Si tocca con mano quando si lavora, quando si prega, nei momenti conviviali. Molto significativi gli incontri con le persone del posto, le amiche di Betlemme e la famiglia di Abib. Straordinaria la sorridente serenità delle suore e dei frati, la disponibilità di esponenti di rilievo. Scoprire i luoghi santi sotto la guida di Ettore è stata veramente una Grazia.
Per tutta quest’esperienza ringrazio il Signore di avermi fatto conoscere ” i Gelmini”.

Iris
“Sono a casa” Si me lo devo ripetere, perché faccio fatica a riabituarmi alla solita routine di vita giornaliera…Siamo a casa, ma al ricordo del vissuto in Terra Santa in particolar modo a Gerusalemme anche li mi sentivo a casa. Forse perché l’ambiente creatosi con il gruppo dei nuovi amici ci ha fraternizzato e unito proprio come una famiglia. Mi sentivo accolta dall’amore di ognuno…ed anche dai fratelli religiosi che abbiamo avuto modo di conoscere…persone stupende, dove la bellezza del Divino traspariva dai loro volti e sorrisi.. ed ancora di più dall’atmosfera di quel luogo Santo, Gerusalemme…dava l’impressione di respirare e sentire la presenza e la compagnia di Gesù. Al Santo Sepolcro poi ogni preghiera era in armonia con la nostra preghiera e l’ascolto donava infinita gioia. Ringrazio Dio, per aver avuto e potuto contribuire a questo inno di canto d’amore per la vita!

Rolando
I giorni trascorsi in Terrasanta sono stati per me una grande occasione di vivere la realtà in modo diverso. Ero partito con la presunzione di fare chi sa che cosa, mi sono trovato invece a condividere parte di una storia, di una amicizia resa evidente dal modo in cui le persone ci salutavano, come si saluta un amico, no, un compagno di cammino al destino. La compagnia tra di noi, anche se alcune viste per la prima volta, è stata come se ci conoscessimo da sempre, una sintonia dettata da un guardare lo stesso punto di riferimento, come parte di una fraternità. I luoghi che abbiamo visitato, alcuni li avevo già visti nei miei precedenti pellegrinaggi, ma il modo di spiegarli li ha resi come nuovi. Gabriele ci ha aiutato a superare la difficoltà dell’impressione del luogo, spingendoci a guardarli nella storicità dell’epoca. Ettore presentando i luoghi e legandoli di volta in volta ai vangeli, riusciva a stupirmi al punto che passi dei vangeli tante volte ascoltati, erano come nuovi.
Le persone incontrate, testimoni di una vita vissuta per la chiesa, con la certezza di Gesù Dio fatto uomo. A partire da padre Bonaventura, padre Alliata, il Custode Patton, S. E. Mons. Pizzaballa, i volontari che lavorano a Gerusalemme con cui abbiamo condiviso la cena.
Anche gli incontri con le persone del luogo sono stati significativi, la difficoltà della lingua veniva superata dalla traduzione di Ettore o Sara, ma erano il clima, i sorrisi delle persone, i loro sguardi, le attenzioni che mi facevano sentire accolto come un amico atteso e non come uno sconosciuto.
Particolare stupore hanno destato le suore che si prendono cura di Maria Bambina (il luogo dove abitavamo), i loro sorrisi, il loro cantare, persone felici, come è stato stupefacente il nostro pranzo con i frati, e il dopo pranzo dove la nostra Ione si è messa a giocare a carte con loro.
I lavori fatti sono stati all’insegna dell’imprevisto, quello che veniva programmato la sera era cambiato da una telefonata il mattino successivo; ma questo non ha mai generato critiche o contrarietà, bensì una grande disponibilità da parte di tutti.
Abbiamo avuto quasi ogni giorno ospiti alla nostra tavola, anche questo è stato significativo come segno di ospitalità e occasione di incontro, un grazie particolare alle nostre Ione Daniela e Iris , che hanno avuto un gran bel lavoro da fare.
Ogni lavoro fatto è stato importante e il sorriso dei bambini dell’asilo, la limonata delle suore, il grazie dei frati hanno pienamente ripagato la fatica fatta.
Le due messe, una al Santo Sepolcro con padre Gianfranco, l’altra alla cappella dei Franchi con fra David sono state momenti di particolare commozione.
Per fare un resoconto di questo viaggio bisognerebbe scrivere un racconto, un piccolo libro per raccontare le persone incontrate, i loro sorrisi i loro sguardi, la riconoscenza del
loro sentirsi accolti ed aiutati a permanere in quei luoghi, come ci hanno detto le donne di Betlemme.
Come ho già detto con i miei compagni penso che

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